Ogni anno, quando arriva il Venerdì Santo, accade qualcosa che lascia perplessi molti fedeli: in nessun luogo del mondo si celebra la Santa Messa. L’altare è spoglio, il tabernacolo è vuoto e la Chiesa sembra immersa in un profondo silenzio. Ma perché? Non è forse uno dei giorni più importanti della storia della salvezza? Non sarebbe logico celebrare l’Eucaristia proprio nel giorno in cui Cristo ha dato la vita per noi?
La risposta a questa domanda ci porta al cuore del mistero della Passione di Cristo e alla ricchezza della liturgia cattolica, che ci insegna attraverso i segni e i tempi liturgici. Per comprenderlo, dobbiamo esplorare la storia, la teologia e il significato spirituale di questa pratica, che risale ai primi secoli del cristianesimo.
Il Venerdì Santo: un giorno unico nell’anno liturgico
Il Venerdì Santo è il giorno in cui la Chiesa commemora la morte di Gesù Cristo sulla Croce. È un giorno di lutto, raccoglimento e profondo silenzio spirituale. Fin dai primi tempi del cristianesimo, questo giorno è stato trattato con una riverenza particolare.
Il Motu Proprio Rubricarum instructum (1960) e il Messale Romano ci insegnano che la Messa è la rappresentazione del Sacrificio di Cristo sulla Croce. Tuttavia, il Venerdì Santo, la liturgia ci invita a vivere questo mistero in un modo diverso: senza la Messa, perché Cristo stesso è il Sacrificio, offerto una volta per tutte sul Calvario (cfr. Ebrei 9,28).
Al posto della Messa, la Chiesa celebra la Liturgia della Passione del Signore, una delle cerimonie più solenni ed emozionanti di tutto l’anno liturgico.
Storia dell’assenza della Messa il Venerdì Santo
Nei primi secoli del cristianesimo, il Venerdì Santo veniva osservato con un digiuno rigoroso e celebrazioni penitenziali. La Messa non veniva celebrata, perché la Chiesa voleva sottolineare che questa giornata era interamente dedicata alla Passione di Cristo.
Già nel IV secolo, a Gerusalemme, si sviluppò una liturgia speciale: veniva letta la Passione secondo San Giovanni, si offrivano preghiere solenni e si venerava la Croce. Questa tradizione si diffuse progressivamente in tutta la Chiesa e divenne la base della liturgia attuale del Venerdì Santo.
Nel Medioevo apparve la pratica della “Messa dei Presantificati”, durante la quale veniva distribuita l’Eucaristia consacrata il giorno precedente, senza che avvenisse la consacrazione in quel giorno. Tuttavia, questa pratica scomparve gradualmente e, con la riforma liturgica del XX secolo, fu istituita l’attuale Liturgia della Passione del Signore, senza celebrazione eucaristica.
Il profondo significato della “scomparsa” dell’Eucaristia
Il fatto che la Messa non venga celebrata il Venerdì Santo non è un semplice dettaglio rituale, ma ha un significato teologico e spirituale profondo.
- Il Venerdì Santo, la Chiesa è in lutto
Così come gli apostoli erano afflitti dalla morte del loro Maestro, anche la Chiesa entra in uno stato di lutto. L’assenza della Messa esprime questa tristezza, questo vuoto lasciato dalla morte di Cristo. - Cristo è il Sacrificio Supremo
Nella Messa, il sacrificio di Cristo è reso presente in modo incruento. Tuttavia, il Venerdì Santo, invece di rinnovare sacramentalmente questo sacrificio, la Chiesa ci invita a contemplare direttamente l’evento storico della Croce. Non è necessario “rappresentare” sacramentalmente il sacrificio, perché in questo giorno viviamo la realtà stessa del sacrificio storico di Cristo. - Il silenzio del Tabernacolo
Uno dei momenti più significativi del Giovedì Santo è la riserva del Santissimo Sacramento in un “repositorio” speciale, fuori dal tabernacolo abituale. Questo simbolizza l’agonia di Gesù nel Getsemani e la sua Passione. Il tabernacolo rimane vuoto, come il sepolcro che accoglierà il suo corpo.
Come vivere spiritualmente il Venerdì Santo?
Poiché non c’è la Messa, come possiamo vivere questa giornata nel modo migliore?
1. Partecipare alla Liturgia della Passione del Signore
Alle tre del pomeriggio, l’ora della morte di Cristo, la Chiesa celebra la Liturgia della Passione del Signore. Questa celebrazione si compone di tre parti:
- La Liturgia della Parola, con la lettura della Passione secondo San Giovanni.
- L’Adorazione della Croce, durante la quale i fedeli si avvicinano per venerare la Croce come segno di amore e gratitudine.
- La Comunione eucaristica, con le ostie consacrate il giorno precedente, il Giovedì Santo.
2. Osservare il digiuno e l’astinenza
La Chiesa ci chiede di fare del Venerdì Santo un giorno di digiuno e astinenza (cfr. Codice di Diritto Canonico, 1251). È un gesto di penitenza e di unione con la sofferenza di Cristo.
3. Meditare sulla Passione di Cristo
Una pratica molto consigliata è quella di pregare la Via Crucis, rivivendo spiritualmente il cammino di Gesù verso il Calvario. Si può anche meditare sui Sette Dolori della Vergine Maria, che ha accompagnato suo Figlio fino alla Croce.
4. Fare silenzio ed evitare le distrazioni mondane
Così come gli apostoli si dispersero e Maria rimase fedele ai piedi della Croce, siamo invitati a ritirarci dal rumore e ad accompagnare spiritualmente Cristo nella sua Passione.
5. Compiere un’opera di misericordia
La sofferenza di Cristo ci spinge alla carità. Un gesto concreto di misericordia – aiutare una persona bisognosa, visitare un malato, consolare qualcuno che soffre – è un modo per rispondere all’amore di Gesù.
Conclusione: una giornata di amore e redenzione
Il Venerdì Santo non è solo un giorno di tristezza, ma anche un giorno di amore e redenzione. Anche se la Messa “scompare”, Cristo rimane presente nella sua Chiesa. L’assenza dell’Eucaristia ci ricorda che il suo sacrificio è stato reale, doloroso e compiuto per amore di ciascuno di noi.
San Paolo ci dice:
«Se poi siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui.» (Romani 6,8)
Il Venerdì Santo ci immerge nel mistero della Croce affinché, con un cuore rinnovato, possiamo celebrare con ancora più gioia la vittoria di Cristo a Pasqua.
Che questa giornata ci aiuti ad amare più profondamente Cristo e a comprendere il prezzo della nostra redenzione. E quando arriverà il Sabato Santo con la sua attesa silenziosa, ricordiamoci che dopo la sofferenza viene sempre la gloria della Risurrezione.