Fiamme che parlano: il significato nascosto delle candele doppie accanto al tabernacolo

Nel cuore di ogni chiesa cattolica vi è un piccolo luogo che spesso si trova in silenzio e in penombra, ma che racchiude il mistero più grande e tremendo della fede cristiana: il tabernacolo. Su quell’altare, accanto a quell’arca dorata o marmorea, due piccole fiamme brillano giorno e notte. Sono le candele doppie accanto al tabernacolo. Molti le vedono, pochi comprendono. E ancor meno si fermano a interrogarsi sul perché siano due, e non una sola. O sul perché non si spengano mai. O sul cosa vogliano dirci. Perché sì, parlano. Sono fiamme che parlano.

Questo articolo vuole essere una guida profonda, accessibile e ispiratrice per scoprire il significato occulto – ma teologicamente potente – delle candele doppie presso il tabernacolo. Non si tratta solo di tradizione o estetica: si tratta di presenza reale, di testimonianza, di adorazione continua, e di un richiamo urgente al cuore dell’uomo moderno.


Una luce che non si spegne: origine storica

Fin dai primi secoli della Chiesa, i cristiani hanno avuto una consapevolezza tremenda della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. San Giustino, nel II secolo, scriveva che non si trattava di un pane comune, ma del Corpo stesso di Cristo. Con questa consapevolezza si sviluppò l’uso di tenere una lampada accesa accanto al luogo dove si conservava l’Eucaristia. Inizialmente, era una sola luce, spesso una lampada ad olio, che indicava la presenza del Santissimo.

Nel Medioevo, però, con l’approfondirsi della teologia sacramentale e dell’adorazione eucaristica, si cominciarono ad accendere due candele, specialmente in contesti più solenni o monastici, per esprimere una verità più profonda: Cristo non è solo presente, ma è presente come Re, Giudice e Sposo. Due candele, due testimoni.


Due candele, due testimoni: significato teologico

Nel linguaggio biblico, due testimoni sono il numero minimo per una testimonianza valida e credibile. Nel Deuteronomio si legge:

“Un solo testimone non sarà sufficiente per condannare alcuno […] ma per bocca di due o tre testimoni si stabilirà la cosa.”
(Deuteronomio 19,15)

Nel Nuovo Testamento, Gesù stesso dice:

“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.”
(Matteo 18,20)

Le due candele accese non sono solo segni luminosi: sono due testimoni silenziosi ma eloquenti della Presenza Reale. Sono come due angeli che vegliano, due sentinelle, due occhi accesi che fissano l’Invisibile. Simboleggiano anche la duplice natura di Cristo: vero Dio e vero uomo.

E non solo: ricordano i due discepoli di Emmaus, i due ladroni accanto alla Croce, i due cherubini sull’Arca dell’Alleanza, e perfino i due Testimoni dell’Apocalisse (Ap 11,3), che proclamano la verità in tempi di tenebra.


Presenza reale: un fuoco eterno

Le candele accese accanto al tabernacolo non sono un semplice richiamo all’attenzione liturgica. Indicano la Presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. La lampada accesa dice: “Qui c’è Dio”. Quando il tabernacolo è vuoto, si spegne. Quando è pieno, si accende. È come una stella nel tempio, come una fiaccola nel buio del mondo. È una professione continua di fede.

In un tempo di crisi di fede, quando molti cattolici non credono più nella Presenza reale, queste candele sono un grido silenzioso di verità. Dicono a chi entra in chiesa: inginocchiati, adora, taci, ama.


Una guida pratica per la vita spirituale

Cosa possiamo imparare, concretamente, da queste due piccole fiamme?

1. Imparare a vegliare

Le candele non dormono. Stanno accese giorno e notte. Anche noi siamo chiamati a vegliare, a non addormentarci nella tiepidezza, nella distrazione, nell’indifferenza. Come le vergini sagge della parabola (Mt 25), teniamo le nostre lampade accese.

2. Offrire la nostra vita come luce

Ogni candela si consuma per brillare. Così dev’essere la nostra vita cristiana: bruciarsi per illuminare, consumarsi per amore. Una fede che non si dona, non è vera fede.

3. Essere testimoni silenziosi

Le candele non parlano, ma testimoniano. Anche noi possiamo essere testimoni nella vita quotidiana senza fare sermoni: con la nostra pazienza, la nostra mitezza, la nostra coerenza, la nostra adorazione.

4. Coltivare la presenza reale

Come? Fermandoci davanti al tabernacolo. Visitando Gesù Sacramentato. Dedicando qualche minuto ogni giorno all’adorazione silenziosa. Guardando le candele accese e ricordandoci: Dio è qui. Proprio ora. Proprio per te.


L’urgenza attuale: in un mondo che spegne le luci

Viviamo in un’epoca di oscurità spirituale. Relativismo, confusione dottrinale, perdita del senso del sacro. In molte chiese moderne si è persa la centralità del tabernacolo. Alcuni lo spostano in cappelle secondarie. Altri eliminano le candele, sostituendole con luci elettriche fredde, impersonali.

Ma il popolo fedele ha fame di segni. Fame di sacrale. Fame di silenzio. Fame di presenza.

Le candele doppie sono un atto di resistenza. Resistenza eucaristica. Sono piccole torce che gridano: “Cristo è vivo! Cristo è qui! Cristo tornerà!”.


Pastorale e teologia unite: una chiamata ai pastori

Cari sacerdoti, religiosi, ministri: non sottovalutate il potere di un segno. Curate la dignità del tabernacolo. Riportate al centro l’adorazione. Accendete le candele con fede. Spiegatene il significato. Lasciate che anche gli oggetti parlino di Dio.

E voi, catechisti, genitori, educatori: insegnate ai bambini a guardare quelle fiamme. A fare il segno della croce. A tacere. A inginocchiarsi. Formate cuori adoranti.


Conclusione: due fiamme, un solo Cuore

Le due candele accese accanto al tabernacolo sono più che decorazione. Sono dichiarazione. Sono voto perpetuo. Sono occhi del cuore della Chiesa. In esse brucia la fede dei secoli, la devozione dei santi, l’amore degli angeli.

Che anche il nostro cuore impari a bruciare così: in silenzio, nell’ombra, per amore, davanti a Gesù presente eucaristicamente. Due candele. Due testimoni. Un solo Signore: Gesù Eucaristia.

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Pater noster, qui es in cælis: sanc­ti­ficétur nomen tuum; advéniat regnum tuum; fiat volúntas tua, sicut in cælo, et in terra. Panem nostrum cotidiánum da nobis hódie; et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris; et ne nos indúcas in ten­ta­tiónem; sed líbera nos a malo. Amen.

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