Quinta-feira , Abril 24 2025

Dall’Egitto pagano al cuore della Cristianità: Il mistero dell’obelisco in Piazza San Pietro

INTRODUZIONE

L’hai visto sicuramente molte volte – su cartoline, fotografie o magari durante un pellegrinaggio a Roma: al centro della maestosa Piazza San Pietro, come un dito puntato verso il cielo, si erge un imponente obelisco egizio. Ma che ci fa un simbolo pagano nel cuore della Cristianità? Non è forse un controsenso vedere un reperto dell’antico Egitto – terra di idoli e magie faraoniche – nel centro del luogo più sacro per i cristiani?

Questo obelisco è molto più di un elemento decorativo o una curiosità architettonica. È un potente segno spirituale, una testimonianza di vittoria, una lezione teologica vivente. La sua presenza ha non solo un significato storico profondo, ma anche una rilevanza spirituale per il nostro tempo, capace di trasformare il nostro sguardo sul mondo, sulla fede e sul trionfo di Cristo.

Questo articolo ti invita a un viaggio affascinante attraverso la storia di questa antica pietra: dalle sue origini pagane alla sua consacrazione cristiana; dalle sabbie dell’Egitto alla collina vaticana. Preparati a scoprire non solo un monumento, ma un messaggio che risuona ancora oggi – più attuale che mai.


1. Una pietra dal Nilo nella Città Eterna: Le origini dell’obelisco

Questo obelisco fu scolpito oltre 3000 anni fa nelle cave dell’Alto Egitto sotto il faraone Menkaure (o Menkeres), intorno al 1300 a.C. La sua funzione originaria era religiosa: come tutti gli obelischi, simboleggiava il dio-sole Ra, rappresentava la forza divina e il potere del faraone, ed era centro di rituali magici e astrologici. Gli obelischi erano considerati talismani sacri del potere solare.

Dopo la conquista romana dell’Egitto, l’obelisco fu trasferito ad Alessandria d’Egitto per ordine dell’imperatore Augusto. Successivamente, fu l’imperatore Caligola a farlo trasportare a Roma nel I secolo d.C., per collocarlo nel suo circo privato – il Circo di Nerone – che si trovava esattamente dove oggi sorge la Basilica di San Pietro.

Lì, all’ombra dell’obelisco, avvennero terribili persecuzioni contro i cristiani. Su quel suolo, oggi calpestato dai pellegrini, molti cristiani furono martirizzati. Secondo la tradizione, tra di loro ci fu lo stesso apostolo Pietro, crocifisso a testa in giù proprio nei pressi di quell’obelisco.


2. Da simbolo d’idolatria a testimone del martirio: La redenzione di un segno

Per secoli, l’obelisco rimase una silenziosa testimonianza del sangue versato nei primi tempi della Chiesa. Non portava alcun simbolo cristiano, era ancora un relitto pagano nel cuore della fede.

Ma nel 1586, Papa Sisto V prese una decisione profetica: ordinò che l’obelisco fosse spostato al centro della nuova piazza che si stava formando davanti alla basilica. L’architetto Domenico Fontana ricevette l’incarico monumentale.

Il trasporto fu un’impresa ingegneristica e spirituale straordinaria. Furono impiegati più di 900 uomini, 75 cavalli, gru e carrucole. Ma ciò che colpì ancora di più fu il gesto simbolico del Papa: non lo fece per decorazione, ma per redenzione. L’obelisco doveva essere cristianizzato.


3. Il rito della redenzione: L’esorcismo dell’obelisco

Prima di essere innalzato, l’obelisco fu sottoposto a un solenne rito di esorcismo ordinato da Sisto V. Fu asperso con acqua benedetta, furono recitate preghiere, e fu infine collocata sulla sua sommità una grande croce di bronzo. All’interno di questa croce, secondo i documenti vaticani, furono inserite reliquie della Vera Croce di Cristo.

Così il simbolo del dio pagano Ra fu sottomesso al potere dell’unico vero Dio. La Croce trionfava sul Sole, e il legno della salvezza coronava la pietra dell’idolatria. L’obelisco, un tempo spettatore del culto idolatrico, divenne testimone del martirio. Ciò che era stato costruito per glorificare gli imperatori, ora serviva a glorificare Cristo.

“Il Signore disse a Mosè: ‘Fatti un serpente di bronzo e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà morso e lo guarderà, resterà in vita.’” (Numeri 21,8)
Questo versetto assume qui un significato spirituale nuovo: ciò che fu causa di morte, nel segno della fede, diventa strumento di salvezza.


4. Cosa ci dice oggi questo obelisco? Significato teologico e pastorale

4.1. La Croce conquista il mondo

Questo obelisco, antico quanto il peccato dell’uomo, ci ricorda una grande verità: la grazia può redimere anche ciò che è più impuro. Dio non distrugge: trasforma. Cristo non è venuto a eliminare il mondo, ma a salvarlo dall’interno.

Come l’obelisco è stato trasformato, anche tu puoi esserlo. Il tuo passato, le tue ferite, i tuoi errori – nulla di tutto ciò ti definisce. Se ti lasci incoronare dalla Croce, diventi un segno di grazia.

4.2. La storia diventa liturgia

Ogni volta che un pellegrino prega in Piazza San Pietro, questo monumento pagano partecipa, in un certo senso, alla liturgia. La Chiesa non cancella la storia – la santifica. Questo segno ci ricorda che il cristiano è chiamato a riconquistare il mondo per Cristo, non a fuggirne.

4.3. La vita cristiana: una pietra che punta al cielo

L’obelisco punta al cielo. Così anche la tua vita deve essere elevata, orientata verso Dio, stabile e silenziosa nel frastuono del mondo. In un’epoca che sempre più assomiglia all’Egitto pagano, il cristiano deve essere una pietra eretta, immobile, incoronata dalla Croce.


5. Applicazioni pratiche: Vivere la spiritualità dell’obelisco

1. Esamina i tuoi simboli

Quali oggetti, immagini, abitudini nella tua vita appartengono ancora all’“Egitto” del tuo passato? Cosa deve essere esorcizzato, benedetto, trasformato? Come il Papa ha messo la croce sull’obelisco, anche tu devi mettere la Croce su ogni cosa. Fallo con consapevolezza. Fallo in preghiera.

2. Non distruggere – redimi

Il mondo di oggi ha bisogno di cristiani che non fuggano dal mondo, ma lo trasformino. Impara a riconoscere i semi della verità anche dove nessuno li vede. Chiediti come Sisto V: “Come può questo glorificare Dio?”

3. Persevera nella persecuzione

L’obelisco ha visto il martirio. La vera fede non si vive nel comfort, ma nel sacrificio. Se soffri per la tua fedeltà, ricorda: sei ‘sotto l’obelisco’. La tua testimonianza non è vana. È proprio lì che si eleva la Chiesa.


6. Una meditazione spirituale ai piedi dell’obelisco

Se un giorno visiterai Roma, o guarderai una foto di Piazza San Pietro, fermati un attimo e contempla quella pietra. Fanne una preghiera silenziosa. Immagina:

  • Il sole egiziano che un tempo lo illuminava… sostituito dalla luce di Cristo.
  • La sabbia del deserto… sostituita dal sangue dei martiri.
  • Il silenzio dell’idolatria… sostituito dai canti dei pellegrini.

Prega lì. Medita sul trionfo della Croce. E non dimenticare: anche tu sei chiamato a essere un “obelisso cristiano”: saldo, elevato, redento, rivolto al cielo.


CONCLUSIONE: UN MONUMENTO, UNA VOCAZIONE

In un mondo che assomiglia sempre più all’Egitto dei faraoni, l’obelisco di Piazza San Pietro proclama con forza un messaggio: la Croce non distrugge – redime. Non cancella la storia – la riempie di grazia.

Che anche tu possa vivere questa redenzione. Che il tuo passato, come quello dell’obelisco, non ti schiacci… ma ti elevi. E nel cuore di un mondo sempre più oscuro, sii una pietra eretta della fede, che grida a tutti: Cristo regna… e il suo Regno non avrà fine.

“Il Signore regna, si è rivestito di maestà.” (Salmo 93,1)


Se desideri, posso prepararti anche una preghiera ispirata all’obelisco di Piazza San Pietro, oppure una versione abbreviata per la catechesi, per la predicazione o per i social media. Dimmi tu!

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Claro! Aqui está a tradução integral e completa para o português, sem nenhum resumo, do artigo:


TÍTULO:

Do Egito pagão ao coração da Cristandade: O mistério do obelisco na Praça de São Pedro


INTRODUÇÃO

Você com certeza já o viu — em postais, fotos ou talvez durante uma peregrinação a Roma: no centro da majestosa Praça de São Pedro, como um dedo apontando para o céu, ergue-se um imponente obelisco egípcio. Mas o que faz um símbolo pagão no coração da Cristandade? Não seria contraditório ver um artefato do antigo Egito — terra de ídolos e magias faraônicas — no centro do lugar mais sagrado para os cristãos?

Este obelisco é muito mais do que um elemento decorativo ou uma curiosidade arquitetônica. Ele é um poderoso sinal espiritual, um testemunho de vitória, uma lição teológica viva. Sua presença não só tem um significado histórico profundo, mas também uma relevância espiritual para o nosso tempo, capaz de transformar nosso olhar sobre o mundo, sobre a fé e sobre o triunfo de Cristo.

Este artigo convida você a uma jornada fascinante através da história desta antiga pedra: de suas origens pagãs à sua consagração cristã; das areias do Egito ao monte Vaticano. Prepare-se para descobrir não apenas um monumento, mas uma mensagem que ainda hoje ressoa — mais atual do que nunca.


1. Uma pedra do Nilo na Cidade Eterna: As origens do obelisco

Este obelisco foi esculpido há mais de 3.000 anos nas pedreiras do Alto Egito sob o faraó Menkauré (ou Menkerés), por volta de 1300 a.C. Sua função original era religiosa: como todos os obeliscos, simbolizava o deus-sol Rá, representava a força divina e o poder do faraó, e era centro de rituais mágicos e astrológicos. Os obeliscos eram considerados talismãs sagrados do poder solar.

Após a conquista romana do Egito, o obelisco foi transferido para Alexandria por ordem do imperador Augusto. Posteriormente, foi o imperador Calígula quem o mandou trazer a Roma no século I d.C., para colocá-lo em seu circo particular — o Circo de Nero — que ficava exatamente onde hoje se ergue a Basílica de São Pedro.

Ali, à sombra do obelisco, ocorreram terríveis perseguições contra os cristãos. Sobre esse solo, hoje pisado por peregrinos, muitos cristãos foram martirizados. Segundo a tradição, entre eles estava o próprio apóstolo Pedro, crucificado de cabeça para baixo nas proximidades do obelisco.


2. De símbolo da idolatria a testemunha do martírio: A redenção de um sinal

Durante séculos, o obelisco permaneceu uma testemunha silenciosa do sangue derramado nos primórdios da Igreja. Não carregava nenhum símbolo cristão, era ainda um resquício pagão no coração da fé.

Mas em 1586, o Papa Sisto V tomou uma decisão profética: ordenou que o obelisco fosse transferido para o centro da nova praça que se formava diante da basílica. O arquiteto Domenico Fontana recebeu essa monumental missão.

O transporte foi uma façanha de engenharia e espiritualidade extraordinária. Mais de 900 homens foram empregados, 75 cavalos, guindastes e roldanas. Mas o que mais impressionou foi o gesto simbólico do Papa: ele não o fez por decoração, mas por redenção. O obelisco precisava ser cristianizado.


3. O rito da redenção: O exorcismo do obelisco

Antes de ser erguido, o obelisco foi submetido a um solene rito de exorcismo ordenado por Sisto V. Foi aspergido com água benta, foram recitadas orações, e finalmente foi colocada em seu topo uma grande cruz de bronze. Dentro desta cruz, segundo documentos do Vaticano, foram inseridas relíquias da verdadeira Cruz de Cristo.

Assim, o símbolo do deus pagão Rá foi submetido ao poder do único Deus verdadeiro. A Cruz triunfava sobre o Sol, e a madeira da salvação coroava a pedra da idolatria. O obelisco, que um dia fora espectador de cultos pagãos, tornou-se testemunha do martírio. Aquilo que fora construído para glorificar imperadores, agora servia para glorificar Cristo.

“O Senhor disse a Moisés: ‘Faz para ti uma serpente de bronze e coloca-a sobre uma haste; todo aquele que for mordido e olhar para ela viverá.’” (Números 21,8)
Este versículo ganha aqui um novo sentido espiritual: aquilo que foi causa de morte, no sinal da fé, torna-se instrumento de salvação.


4. O que este obelisco nos diz hoje? Significado teológico e pastoral

4.1. A Cruz conquista o mundo

Este obelisco, antigo como o pecado do homem, nos recorda uma grande verdade: a graça pode redimir até o que é mais impuro. Deus não destrói: transforma. Cristo não veio eliminar o mundo, mas salvá-lo desde dentro.

Assim como o obelisco foi transformado, também você pode ser. Seu passado, suas feridas, seus erros — nada disso te define. Se você permitir que a Cruz te coroe, você se tornará um sinal de graça.

4.2. A história se torna liturgia

Cada vez que um peregrino reza na Praça de São Pedro, esse monumento pagão participa, de certo modo, da liturgia. A Igreja não apaga a história – ela a santifica. Este sinal nos recorda que o cristão é chamado a reconquistar o mundo para Cristo, não a fugir dele.

4.3. A vida cristã: uma pedra que aponta para o céu

O obelisco aponta para o céu. Assim também deve ser a sua vida: elevada, orientada para Deus, firme e silenciosa no barulho do mundo. Em uma época que se assemelha cada vez mais ao Egito pagão, o cristão deve ser uma pedra ereta, imóvel, coroada pela Cruz.


5. Aplicações práticas: Viver a espiritualidade do obelisco

1. Examine os seus símbolos

Quais objetos, imagens, hábitos na sua vida ainda pertencem ao “Egito” do seu passado? O que precisa ser exorcizado, abençoado, transformado? Assim como o Papa colocou a cruz sobre o obelisco, também você deve colocar a Cruz sobre tudo. Faça isso com consciência. Faça isso em oração.

2. Não destrua – redima

O mundo de hoje precisa de cristãos que não fujam do mundo, mas o transformem. Aprenda a reconhecer as sementes da verdade mesmo onde ninguém as vê. Pergunte-se como Sisto V: “Como isto pode glorificar a Deus?”

3. Persevere na perseguição

O obelisco viu o martírio. A verdadeira fé não se vive no conforto, mas no sacrifício. Se você sofre por sua fidelidade, lembre-se: você está ‘sob o obelisco’. Seu testemunho não é em vão. É precisamente ali que a Igreja se eleva.


6. Uma meditação espiritual aos pés do obelisco

Se um dia você visitar Roma, ou ver uma foto da Praça de São Pedro, pare um momento e contemple aquela pedra. Faça dela uma oração silenciosa. Imagine:

  • O sol egípcio que um dia a iluminou… substituído pela luz de Cristo.
  • A areia do deserto… substituída pelo sangue dos mártires.
  • O silêncio da idolatria… substituído pelos cantos dos peregrinos.

Reze ali. Medite sobre o triunfo da Cruz. E não se esqueça: você também é chamado a ser um “obelisco cristão”: firme, elevado, redimido, voltado para o céu.


CONCLUSÃO: UM MONUMENTO, UMA VOCAÇÃO

Num mundo que cada vez mais se assemelha ao Egito dos faraós, o obelisco da Praça de São Pedro proclama com força uma mensagem: a Cruz não destrói – redime. Não apaga a história – preenche-a de graça.

Que também você possa viver essa redenção. Que o seu passado, como o do obelisco, não te esmague… mas te eleve. E no coração de um mundo cada vez mais escuro, seja uma pedra ereta da fé, que grita a todos: Cristo reina… e seu Reino não terá fim.

“O Senhor reina, está vestido de majestade.” (Salmo 93,1)

Sobre catholicus

Pater noster, qui es in cælis: sanc­ti­ficétur nomen tuum; advéniat regnum tuum; fiat volúntas tua, sicut in cælo, et in terra. Panem nostrum cotidiánum da nobis hódie; et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris; et ne nos indúcas in ten­ta­tiónem; sed líbera nos a malo. Amen.

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