Introduzione
L’infertilità nella coppia è una delle croci più dolorose, silenziose e spesso incomprese del nostro tempo. Non tocca solo il corpo, ma anche l’anima, la relazione coniugale, la fede e la speranza. In una società dove la produttività e il risultato sembrano determinare il valore della persona, l’impossibilità di generare figli può essere vissuta come un fallimento, anche all’interno di un matrimonio sacramentale.
Ma per la Chiesa cattolica, questa ferita profonda ha un senso, una dignità e un cammino di redenzione che il mondo non può offrire. Questo articolo vuole essere una luce nella notte, una guida pastorale e spirituale per tutte le coppie che, nel mezzo del dolore, cercano ancora Dio con cuore aperto.
I. Infertilità: più di una diagnosi medica
L’infertilità è definita clinicamente come l’incapacità di concepire dopo un anno di rapporti sessuali regolari e non protetti. Si stima che colpisca tra il 10 e il 15% delle coppie in età fertile. Ma oltre le statistiche, l’infertilità ha un volto umano, lacrime vere e domande esistenziali.
La Chiesa cattolica considera la persona umana nella sua interezza, corpo e spirito. L’infertilità non è semplicemente un “problema fisico”, ma un’esperienza di vita che tocca il cuore dell’essere umano.
II. Uno sguardo biblico: Dio non dimentica il grembo sterile
L’infertilità appare spesso nella Sacra Scrittura — non come una punizione, ma come un luogo in cui Dio si manifesta, educa e consola. Sara, Rebecca, Rachele, Anna (madre di Samuele), Elisabetta (madre del Battista) hanno tutte conosciuto l’amarezza della sterilità — e poi la gioia del miracolo.
“Ella, afflitta, pregava il Signore, piangendo amaramente.” (1Sam 1,10)
La preghiera di Anna è la preghiera di tante donne e uomini oggi. Dio non è scandalizzato dal dolore o dal desiderio — Egli lo accoglie, lo ascolta, lo trasfigura. È significativo che nella Bibbia il grembo sterile diventi spesso il luogo da cui nasce la salvezza, la profezia, la speranza. Non per tecnica umana, ma per dono divino.
Questo non significa che ogni infertilità avrà un lieto fine biologico, ma che ogni dolore può diventare fecondo, spirituale, redentivo.
III. Teologia del corpo e fecondità
Secondo la dottrina cattolica — in particolare secondo quanto sviluppato da San Giovanni Paolo II nella Teologia del Corpo — il matrimonio è ordinato alla comunione e alla trasmissione della vita. Ma ciò non significa che il suo valore dipenda solo dalla fecondità biologica.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna:
“Quando la sterilità è definitiva, i coniugi, dopo aver esaurito i legittimi tentativi medici, sono chiamati a vivere la loro vocazione in unione con la croce del Signore, sorgente di ogni fecondità spirituale.” (CCC 2379)
L’unione coniugale è piena e santa anche quando non può generare figli biologici. La fecondità, dal punto di vista cristiano, non si riduce alla genetica: è la capacità di donarsi, di amare in modo fecondo anche in altri modi. Una coppia può essere generativa attraverso l’adozione, l’accoglienza, il servizio alla vita, l’impegno nella comunità, l’apostolato.
IV. La tentazione del controllo: bioetica e vie lecite
Di fronte al dolore dell’infertilità, molte coppie sono tentate di ricorrere a soluzioni tecniche come la fecondazione in vitro, la maternità surrogata, la manipolazione genetica. La Chiesa non approva questi mezzi, anche se comprende la sofferenza che vi sta dietro. Lo fa con compassione, ma anche con chiarezza: non tutto ciò che è tecnicamente possibile è moralmente giusto.
Nei documenti “Donum Vitae” (1987) e “Dignitas Personae” (2008), il Magistero spiega che:
- Il desiderio di un figlio non giustifica ogni mezzo;
- La vita è sempre un dono, mai un diritto da esigere;
- Il figlio non può essere il prodotto di un laboratorio o il risultato di un atto separato dall’amore coniugale.
Ma questo non significa che non esistano strade etiche. Oggi esistono metodi come la NaProTecnologia (Natural Procreative Technology), che rispetta la dignità della persona e aiuta a curare le cause dell’infertilità senza violare i principi morali cattolici.
V. Un cammino spirituale: una croce che santifica
Vivere l’infertilità come parte della propria vocazione coniugale non significa rassegnarsi passivamente, ma trasformare il dolore in offerta, in amore, in speranza.
a) Pregare insieme come coppia
L’infertilità può creare distanza, incomprensioni, colpevolizzazioni. Ma può anche essere occasione di una più profonda unità se vissuta con fede, nella preghiera, nell’abbandono a Dio. Pregare insieme, davanti al Santissimo, può essere terapeutico e fecondo.
b) Farsi accompagnare
Un direttore spirituale, un sacerdote, una coppia credente che ha vissuto la stessa esperienza può essere un dono prezioso. Nessuna coppia dovrebbe affrontare questo cammino da sola.
c) Riscoprire la fecondità spirituale
La domanda non è solo “perché non abbiamo figli?”, ma anche: “In che modo possiamo essere fecondi oggi?”. L’amore generativo può prendere tante forme: il servizio, l’adozione, l’insegnamento, l’evangelizzazione, l’accoglienza.
d) Accettare il mistero
Non tutto ha una spiegazione immediata. Ma ogni croce, unita a Cristo, può diventare redenzione. Come diceva san Giovanni della Croce: “L’anima che cammina nell’amore non si affatica né si stanca.”
VI. Guida pratica: come vivere l’infertilità nella fede
1. Valutazione medica etica
- Consultare medici rispettosi dell’etica cattolica.
- Usare metodi diagnostici naturali come il Creighton Model.
2. Crescita dell’amore coniugale
- Non ridurre la coppia al “progetto figli”.
- Coltivare l’intimità, la tenerezza, la preghiera, l’affettività.
3. Formazione e discernimento
- Leggere i documenti del Magistero: Donum Vitae, Dignitas Personae, CCC §2373–2379.
- Conoscere storie vere di coppie che hanno trasformato il dolore in testimonianza.
4. Offerta del dolore
- Offrire il proprio dolore per la conversione dei peccatori, per la vita nascente, per le famiglie ferite.
- Unire la propria croce a quella di Cristo.
5. Adozione e accoglienza
- Considerare l’adozione non come “seconda scelta”, ma come atto d’amore maturo.
- Valutare forme di affido, sostegno a minori, servizio in comunità educative.
VII. Una Chiesa che cammina con voi
La comunità ecclesiale deve imparare ad accogliere le coppie senza figli come parte piena del popolo di Dio. Non sono “meno famiglia”, non sono “incomplete”. Sono una presenza viva, chiamata a testimoniare che l’amore è sempre fecondo, anche quando non genera biologicamente.
Le parrocchie, i movimenti, i gruppi dovrebbero creare spazi di ascolto, formazione e condivisione per queste coppie.
Conclusione: Dio non si sbaglia con la vostra storia
L’infertilità non è una maledizione. È una vocazione dentro la vocazione. È un sì all’amore, anche quando costa. È un grembo che, anche se apparentemente vuoto, può generare vita eterna.
“Infatti il fico non fiorisce, la vite non dà frutti… ma io gioirò nel Signore, esulterò in Dio mio salvatore.” (Abacuc 3,17–18)
Che questa speranza sia l’ancora dell’anima. Che questo dolore, vissuto con Cristo, diventi un seme di fecondità nuova, invisibile, ma eterna.