Quando Dio pianse: Il significato profondo delle lacrime di Gesù nella Bibbia

Nei Vangeli, Gesù è rivelato come il Figlio di Dio, pieno di potenza, saggezza e amore. Tuttavia, ci sono momenti in cui vediamo anche la sua profonda umanità, e uno dei più commoventi è quando pianse. In questo articolo esploreremo in profondità gli episodi in cui Gesù versò lacrime, il loro significato teologico e spirituale e come queste scene continuano a parlare ai nostri cuori ancora oggi.

Le tre volte in cui Gesù pianse nella Bibbia

Sebbene le Scritture mostrino spesso Gesù come una persona emotiva e compassionevole, ci sono tre momenti specifici in cui viene esplicitamente detto che pianse:

  1. Gesù pianse per Lazzaro (Giovanni 11,35)
  2. Gesù pianse su Gerusalemme (Luca 19,41-44)
  3. Gesù pianse a Getsemani (Ebrei 5,7)

Ognuna di queste lacrime ha un significato profondo e ci offre lezioni sull’amore, la sofferenza e la redenzione.


1. Gesù pianse per Lazzaro: Il dolore della morte e la speranza della risurrezione

Il versetto più breve di tutta la Bibbia, ma anche uno dei più potenti, si trova in Giovanni 11,35:

“Gesù pianse.”

Il contesto è la morte di Lazzaro, suo amico. Quando Gesù arriva a Betania, trova Marta e Maria in lutto per il loro fratello. Anche se sa che lo risusciterà, è profondamente commosso e piange.

Perché Gesù pianse se sapeva che avrebbe risuscitato Lazzaro?

Qui scopriamo un meraviglioso mistero: Gesù non è solo Dio, è anche vero uomo. Le sue lacrime rivelano la sua compassione e la sua vicinanza alla sofferenza umana. Non è un Dio lontano, ma un Salvatore che soffre con noi.

Sant’Agostino disse riguardo a questo passo:

“Cristo pianse come uomo e risuscitò Lazzaro come Dio.”

Questa scena ci insegna due cose:

  • Dio non è indifferente alla nostra sofferenza. Ci accompagna nei momenti di lutto e comprende le nostre lacrime.
  • La morte non è la fine. Gesù ci dona la speranza della risurrezione.

Questo episodio ci ricorda che, anche se affrontiamo delle perdite in questa vita, abbiamo la promessa della vita eterna in Cristo.


2. Gesù pianse su Gerusalemme: Il dolore di un Dio rifiutato

“Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa.” (Luca 19,41)

Questo momento avviene quando Gesù entra a Gerusalemme prima della sua Passione. Mentre la folla lo acclama con rami di palma, egli guarda la città e piange.

Perché Gesù pianse su Gerusalemme?

Gesù sapeva cosa lo aspettava: la città stessa che avrebbe dovuto accoglierlo come suo Re e Messia lo avrebbe rifiutato e condannato alla croce. Le sue lacrime non sono solo di tristezza, ma anche di avvertimento.

Le sue parole successive sono strazianti:

“Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.” (Luca 19,42)

Gesù vede la futura distruzione di Gerusalemme (che avverrà nel 70 d.C. con l’invasione romana) e piange per l’opportunità perduta della città di accogliere la sua pace.

Una lezione per noi oggi

Gesù piange ancora quando il mondo gli volta le spalle. Ogni volta che rifiutiamo il suo amore e il suo Vangelo, gli causiamo dolore. Le sue lacrime su Gerusalemme sono un richiamo urgente alla conversione. Ci siamo allontanati da Dio? Abbiamo chiuso il nostro cuore al suo amore?


3. Gesù pianse a Getsemani: La sofferenza della redenzione

In Ebrei 5,7 viene descritto un momento che rivela l’angoscia profonda di Cristo nell’orto degli Ulivi:

“Nei giorni della sua vita terrena, egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a Dio, che poteva salvarlo dalla morte.”

Il Vangelo di Luca menziona che il suo sudore divenne come gocce di sangue (Luca 22,44). Questo fenomeno, noto come ematidrosi, si verifica in momenti di stress estremo.

Perché Gesù pianse a Getsemani?

Gesù, sapendo che avrebbe sofferto la Passione e la Croce, provò un’angoscia così intensa da supplicare il Padre:

“Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia, non sia fatta la mia, ma la tua volontà.” (Luca 22,42)

Qui vediamo la sua umanità in tutta la sua espressione: provò paura, dolore e ansia, ma accettò la volontà del Padre.

Una lezione per noi oggi

Tutti attraversiamo momenti di sofferenza in cui ci sentiamo sopraffatti e impotenti. In quei momenti possiamo guardare a Gesù a Getsemani e imparare:

  • È normale piangere e chiedere aiuto a Dio.
  • La sofferenza ha uno scopo. Gesù non l’ha evitata, ma l’ha offerta per la nostra redenzione.
  • La volontà di Dio è sempre la migliore. Anche se non la comprendiamo subito.

Conclusione: Un Dio che piange con noi

Le lacrime di Gesù ci rivelano che abbiamo un Dio vicino, che comprende il nostro dolore e soffre con noi. Ma ci insegnano anche che, nel mezzo della sofferenza, c’è speranza.

Oggi molti si sentono soli nelle loro prove, ma Gesù è sempre accanto a noi. Quando ci sentiamo smarriti, ricordiamoci:

  • Se piangiamo per la morte di una persona cara, Gesù ha pianto per Lazzaro e ci promette la risurrezione.
  • Se piangiamo per i nostri peccati e le ingiustizie del mondo, Gesù ha pianto su Gerusalemme, chiamandoci alla conversione.
  • Se piangiamo nei momenti di angoscia, Gesù ha pianto a Getsemani, mostrandoci che Dio non ci abbandona mai.

Le lacrime di Gesù non sono state vane. Sono un messaggio d’amore, di redenzione e di speranza. E se oggi soffriamo, ricordiamo le sue parole:

“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.” (Matteo 5,4)

Che possiamo trovare pace nel sapere che Dio ha pianto anche lui, e che il suo amore ci sostiene fino alla fine.

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Pater noster, qui es in cælis: sanc­ti­ficétur nomen tuum; advéniat regnum tuum; fiat volúntas tua, sicut in cælo, et in terra. Panem nostrum cotidiánum da nobis hódie; et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris; et ne nos indúcas in ten­ta­tiónem; sed líbera nos a malo. Amen.

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