I “valori” non sono virtù né morale

Perché parlare di “valori” confonde le coscienze e svuota la fede

Viviamo in un’epoca in cui si parla ovunque di “valori”: valori democratici, valori europei, valori familiari, valori sportivi, valori aziendali, valori dell’inclusione… ma raramente si sente parlare di virtù. E ancor più raramente si parla di moralità oggettiva, di peccato, o di Legge naturale. Eppure, nella tradizione cattolica, i fondamenti della vita cristiana non sono i “valori”, ma la morale naturale e le virtù cristiane, fondate sulla Legge di Dio.

1. Valori: un concetto moderno, soggettivo e scivoloso

Il termine “valore” è un concetto relativamente moderno, importato nel linguaggio filosofico ed educativo a partire dal XIX secolo, soprattutto da correnti relativiste e soggettiviste come l’esistenzialismo o il personalismo. L’idea centrale è che ogni persona o cultura “attribuisce un valore” a certi comportamenti, idee o atteggiamenti. Il problema? Il valore non è oggettivo. Ciò che per uno ha valore, per un altro può non averne. Quello che per una cultura è un “valore” (es. il successo, l’autonomia, il consenso), per un’altra può essere irrilevante o addirittura nocivo.

La parola “valore” viene spesso usata per evitare le parole “bene” e “male”, “vero” e “falso”, “giusto” e “ingiusto”. È una parola comoda perché non giudica, non divide, non impone. Ma proprio per questo motivo è ambigua e può giustificare anche il male morale, purché sia “valorizzato” da qualcuno.

2. Le virtù: fondamento della vita cristiana

Al contrario, la tradizione cristiana ha sempre parlato di virtù, che sono disposizioni stabili del cuore e dell’anima a fare il bene. Le virtù si dividono in:

  • Virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza.
  • Virtù teologali: fede, speranza e carità, infuse da Dio nel Battesimo.

Le virtù sono oggettive, perché fondate sulla natura umana e sulla Legge di Dio. Non dipendono dall’opinione soggettiva né dal consenso sociale. Una persona è virtuosa non perché segue i “valori” della sua epoca, ma perché si conforma a Cristo e alla sua Legge.

San Paolo scrive:

“Da ora in poi non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Galati 2,20).

Questo è l’ideale cristiano: essere trasformati interiormente dalla grazia, per vivere nella verità e nella carità.

3. La morale: legge naturale e divina

La morale cattolica si basa su due colonne: la legge naturale e la legge rivelata.

  • La legge naturale è inscritta nel cuore di ogni uomo, come dice San Paolo: “Quando i pagani, che non hanno la Legge, seguono per natura ciò che la Legge comanda, essi, pur non avendo la Legge, sono legge a se stessi” (Romani 2,14).
  • La legge rivelata ci viene da Dio attraverso i Dieci Comandamenti e l’insegnamento di Cristo.

In questo quadro, non c’è spazio per l’ambiguità: alcuni atti sono sempre intrinsecamente malvagi, anche se qualcuno li “valorizza”. Ad esempio, l’aborto, la menzogna deliberata, l’adulterio, l’eutanasia, sono oggettivamente contrari alla legge morale, a prescindere dal contesto culturale.

4. Perché il linguaggio dei “valori” è pericoloso?

Perché svuota il concetto di verità e di bene. Quando si parla di “valori”, non si dice più se qualcosa è vera o falsa, buona o cattiva: si dice solo se è “apprezzata” o “riconosciuta” da un gruppo. Così, si può parlare di “valori dell’inclusione” per giustificare comportamenti contrari alla morale cristiana, o di “valori della libertà” per promuovere il relativismo morale.

Inoltre, si insinua l’idea che la morale possa evolversi, cambiare secondo le epoche e le sensibilità. Ma la verità non cambia:

“Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Ebrei 13,8).

5. Guida pratica: come discernere tra valori e virtù

Ecco alcuni criteri per orientarsi nella vita quotidiana:

DOMANDAVALORIVIRTÙ E MORALE
OrigineCultura, società, opinioneLegge naturale e divina
FondamentoSoggettivo, relativoOggettivo, assoluto
StabilitàCambiano nel tempo e nello spazioPermanenti
FinalitàApprovazione sociale, autorealizzazioneConformità a Cristo, santità
Discernimento“Cosa mi sembra giusto?”“Cosa è giusto secondo Dio?”

Esempio concreto:

Una scuola insegna il “valore del rispetto”. Ma cosa intende? Spesso, rispetto vuol dire “non giudicare nessuno, non contraddire nessuno, accettare tutto”. Ma per il cristiano, il vero rispetto nasce dalla carità nella verità: amare la persona, ma non approvare il peccato.

6. Cosa fare nella vita concreta?

a) Educare alla verità, non ai valori ambigui

Nelle famiglie, nelle scuole, nelle parrocchie, occorre tornare a parlare di virtù, comandamenti, grazia, peccato, salvezza. Non basta dire: “Rispetta gli altri”. Occorre insegnare: “Ama il prossimo come te stesso”, “Onora tuo padre e tua madre”, “Non mentire”, “Sii casto”.

b) Esaminare il linguaggio che usiamo

Quando diciamo “valore della famiglia”, cosa intendiamo? La famiglia secondo la natura e il Vangelo, o qualsiasi unione affettiva? Diciamo “valore della libertà”? Bene, ma libertà per fare il bene o per fare ciò che si vuole?

c) Testimoniare con la vita

Non basta parlare di virtù: bisogna viverle. Il mondo ha bisogno di cristiani integri, coerenti, santi. In un mondo che esalta “valori” flessibili, la testimonianza di una vita virtuosa è profetica.

d) Formarsi con il Magistero

Leggere il Catechismo della Chiesa Cattolica, i documenti dei Papi, i santi. Ad esempio, San Tommaso d’Aquino, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il Catechismo di San Pio X, sono fonti ricchissime per comprendere le virtù e la morale.

7. Conclusione: dalla confusione alla luce

Il mondo moderno ama i “valori” perché sono comodi, vaghi, personalizzabili. Ma Dio ci chiama alla santità, non alla vaghezza. Ci chiama ad essere santi, non “coerenti con i nostri valori”. E la santità passa per la conformità alla verità, all’amore, alla croce.

Non abbiamo bisogno di più “valori”. Abbiamo bisogno di virtù cristiane, di cuori purificati, di coscienze formate, di vite trasformate dalla grazia.

Dice San Paolo:

“Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto” (Romani 12,2).

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Pater noster, qui es in cælis: sanc­ti­ficétur nomen tuum; advéniat regnum tuum; fiat volúntas tua, sicut in cælo, et in terra. Panem nostrum cotidiánum da nobis hódie; et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris; et ne nos indúcas in ten­ta­tiónem; sed líbera nos a malo. Amen.

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