Gesù non fu politicamente corretto: la verità che salva non adula il mondo

Viviamo in un’epoca in cui dire la verità può costarti tutto: amicizie, prestigio, lavoro, e perfino la pace familiare. In un mondo che idolatra la “correttezza politica”, chi osa parlare con franchezza viene bollato come intollerante, radicale o fanatico. Ma se guardiamo al Vangelo, ci rendiamo conto che il nostro Signore Gesù Cristo non fu mai politicamente corretto. Fu giusto. Fu misericordioso. Fu amorevole. Ma mai accomodante con il peccato, mai silenzioso davanti all’errore, mai ambiguo sulla verità.

Gesù: Profeta scomodo, non diplomatico

Molti oggi vorrebbero un Gesù che abbracci tutti indistintamente, che eviti i conflitti, che non giudichi nessuno. Ma il vero Gesù dei Vangeli è ben diverso da questa caricatura. Gesù amava così tanto l’uomo da non lasciarlo tranquillo nel suo peccato. Non venne per compiacere i farisei, né per farsi amici i potenti del suo tempo. Venne per salvare, e per farlo doveva scuotere, correggere, ammonire e, talvolta, perfino sgridare.

Basti pensare al linguaggio che usò verso i capi religiosi del suo tempo:

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! […] Serpenti, razza di vipere, come potrete sfuggire alla condanna della Geenna?” (Matteo 23,13.33)

Sono parole dure, dirette, che difficilmente troveremmo oggi in un discorso pubblico senza suscitare scandalo. Eppure sono pronunciate dal Verbo incarnato, dal Dio dell’amore. Perché? Perché l’amore vero dice la verità, anche quando fa male.

La verità che brucia ma salva

Gesù non cercava il consenso. Non modificava il messaggio per adattarlo all’uditorio. Non cercava l’applauso ma la conversione. Quando il giovane ricco se ne andò triste, Gesù non gli corse dietro per alleggerire il messaggio. Quando parlò dell’Eucaristia in Giovanni 6, molti lo abbandonarono dicendo: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?” E Gesù non ritoccò il suo insegnamento. Al contrario, si rivolse anche ai suoi discepoli con una domanda spiazzante:

“Volete andarvene anche voi?” (Giovanni 6,67)

Gesù pone l’uomo davanti a una scelta chiara: accettare la verità che libera, oppure restare nella menzogna che consola. Non c’è terza via. Non c’è neutralità.

Il “politicamente corretto” è il nuovo idolo

Nel nostro tempo, la “correttezza politica” è diventata una nuova religione. Ha i suoi dogmi (non giudicare, non escludere, non affermare verità assolute), i suoi sacerdoti (media, influencer, politici) e i suoi anatemi (omofobo, sessista, integralista, retrogrado). In questo contesto, Cristo è oggi più che mai un segno di contraddizione. Chi lo segue davvero, non potrà mai essere pienamente accettato dal mondo.

San Paolo lo disse chiaramente:

“Verrà un tempo in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri desideri.” (2 Timoteo 4,3)

Quel tempo è adesso. E la tentazione per molti cristiani è di adattare il Vangelo al mondo, piuttosto che conformare il mondo al Vangelo.

L’audacia evangelica: non tacere la verità

Essere cristiani oggi richiede coraggio profetico. Richiede la capacità di dire ciò che è scomodo, con carità ma senza ambiguità. Essere cristiani significa difendere la vita, la famiglia, la verità sull’uomo e sulla sessualità, anche se questo ci costa etichette, critiche o esclusione.

Gesù non fu crocifisso perché fu gentile. Fu crocifisso perché disse la verità, perché smascherò l’ipocrisia, perché non si piegò al compromesso. Chi lo segue è chiamato a fare lo stesso.

Come diceva il Cardinale Robert Sarah:

“Il cristianesimo non è una religione del consenso. È una religione del sacrificio, della croce, della verità.”

Teologia della verità che salva

Teologicamente, Gesù è la Verità incarnata (cf. Giovanni 14,6). Non solo annuncia la verità: Egli è la verità. E quindi la fedeltà a Cristo implica la fedeltà alla verità oggettiva, non negoziabile.

  • Il peccato non è un errore soggettivo, è una ferita reale che separa da Dio.
  • La salvezza non è un’auto-realizzazione, è redenzione da qualcosa che non possiamo salvarci da soli.
  • Il Vangelo non è una proposta opzionale, è una chiamata imperativa alla conversione.

Chi ama la teologia sa che il cuore della fede cristiana è l’incontro tra la verità e la libertà. E la libertà vera non consiste nel dire “faccio ciò che voglio”, ma nel dire “faccio ciò che è giusto, anche se costa”.

Pastoralità: Carità senza menzogna

La pastorale della Chiesa non può mai contraddire la verità del Vangelo. Una falsa misericordia che tace il peccato non è carità, è inganno. Un sacerdote che, per timore di “offendere”, non annuncia la verità integrale del Vangelo, non fa il bene del suo gregge.

Pastoralmente, quindi, è urgente recuperare una predicazione coraggiosa, che formi le coscienze, non le narcotizzi. La gente ha fame di verità, non di relativismo.

Papa Benedetto XVI affermò:

“Il mondo offre comfort, ma tu non sei fatto per il comfort. Sei fatto per la grandezza.”

Applicazioni pratiche: Come vivere questa verità oggi

  1. Studia il Vangelo senza filtri ideologici. Leggi i passi dove Gesù è più diretto, più profetico, più esigente. Lasciati provocare.
  2. Non tacere la verità nella tua famiglia, nel tuo lavoro, nella tua parrocchia. Con prudenza, ma con chiarezza.
  3. Accetta di essere impopolare. Se vivi il cristianesimo autentico, ci saranno momenti in cui sarai emarginato. Non temere. Cristo è con te.
  4. Forma la tua coscienza nella dottrina cattolica, non nei trend sociali. Il Catechismo, i Padri della Chiesa, il Magistero autentico sono fari nella notte.
  5. Ama con verità. Dire a qualcuno che è nel peccato non è giudicare: è amare nella verità.

Conclusione: Essere fedeli, non accomodanti

Gesù non fu politicamente corretto perché la verità non lo è mai. Ma fu perfettamente giusto, perfettamente misericordioso, perfettamente amorevole. Seguirlo significa non cercare la comodità del consenso, ma la gioia della fedeltà.

Il mondo ha bisogno di cristiani che brillino come fari, non di copie sbiadite della mentalità dominante. Come disse Gesù:

“Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; ma siccome non siete del mondo, […] per questo il mondo vi odia.” (Giovanni 15,19)

Che il Signore ci dia la grazia di essere sale della terra e luce del mondo, anche quando questo ci rende scomodi. Perché non siamo chiamati a piacere al mondo, ma a salvare anime.

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Pater noster, qui es in cælis: sanc­ti­ficétur nomen tuum; advéniat regnum tuum; fiat volúntas tua, sicut in cælo, et in terra. Panem nostrum cotidiánum da nobis hódie; et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris; et ne nos indúcas in ten­ta­tiónem; sed líbera nos a malo. Amen.

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